
NAPOLI – Ho trascorso la giornata di sabato a cercare invano la data esatta delle esequie del Napoli Calcio, perché da venerdì sera di questo si parla sulle tv nazionali e su varie testate (pseudo) giornalistiche italiane. Poi ho visto la classifica e mi sono accorto che il Napoli è ancora primo in classifica. La gara del San Paolo ci consegna lo scivolone di un Napoli che non si reggeva in piedi e si è arreso non per virtù altrui ma solo per stanchezza propria. Pur nella sua versione peggiore degli ultimi tre anni, il Napoli cade dopo 26 partite facendo il 67% di possesso palla (sterile) contro un avversario di imbarazzante pochezza che alla fine ha goduto di una ripartenza dopo 12 minuti e ha piazzato 8 uomini e un pullman a due piano davanti alla propria area per 94 minuti. E’ già tempo di voltare pagina, archiviando pure l’eco delle solite volgari sceneggiate di un redivivo Giuda Lazzaro, che ancora una volta ha mancato di rispetto al pubblico napoletano e al presidente De Laurentiis. Prima di qualsiasi score sportivo conta altro e bene ha fatto la società partenopea, per 90 milioni, a cedere e allontanare un atleta che non merita il rispetto di Napoli e del Napoli e ha svelato ormai tutte le sue modeste qualità umane e morali. Non si illudano e non si esaltino, in definitiva, i gatti neri della disinformazione perché il Napoli non è morto e ci sarà tempo e modo per riprendersi quello che l’undici azzurro ha perso per strada in una opaca nottata in cui forse, con un pò di ingenuità in meno e un pò di accortezza in più, sarebbe bastato accontentarsi anche di un pareggio. Evidente che questo Napoli stia soffrendo l’assenza di Ghoulam, uno dei migliori esterni sinistri del mondo, così come manca Milik, quello che nei suoi primi mesi a Napoli spostava gli equilibri. Mertens centravanti, diciamolo con estrema franchezza, è una bella storia che dà la sensazione di di essere già al capolinea, perché l’effetto imprevedibilità è evaporato. Il belga può essere ancora determinante ma non è fatto di ferro, a gennaio servirà una punta importante che non sarà Inglese: Sarri ha già detto che serve altro. La società sta entrando nell’ordine di idee di fare due operazioni importanti, una in difesa con Vrsaljko che alla fine dovrebbe arrivare per una cifra di poco superiore ai 16 milioni più bonus, e l’altra proprio in avanti. Giuntoli valuta diverse soluzioni e i prossimi 20 giorni serviranno per tirare le fila sulle idee che ha il club. C’è l’accordo totale con Berardi ma non è stata ancora fatta l’offerta al Sassuolo, e allora resta da capire se arriverà a gennaio o si rimanderà l’affare a giugno. Mi arriva una voce piuttosto clamorosa che vedrebbe Lavezzi smanioso di tornare a Napoli e intenzionato a fare un tentativo di offrirsi al Napoli nei prossimi giorni. Il suo contratto extraterrestre con l’Hebei Fortune scade a fine dicembre e se ne andrà dalla Cina. Chi lo vuole lo prende a costo zero, altrettanto chiaro che nessuno pagherà mai 20 milioni all’anno, lo sa anche lui e per tornare in Europa chiederebbe 4 milioni. A 32 anni tornerebbe a Napoli per chiudere la sua carriera, lo intriga il gioco di Sarri e può dire ancora la sua. Ma realisticamente ADL non ama i cavalli di ritorno e ha già detto di no in passato ad altri sondaggi dell’entourage del giocatore. Ricordiamoci pure che c’è tenere conto di un’inchiesta in atto sulle frequentazioni dell’argentino nel periodo in cui era a Napoli. (E. Cammarrota)
NAPOLI – La Juventus ha vinto, almeno sulla carta e il Napoli ha perso: questo il responso della partita del San Paolo. Ma non solo il Napoli ci ha lasciato le penne. E’ tutto il calcio italiano che al San Paolo ha perso. Il concetto è quello che mi ha suggerito mio nipote Lucio ed io non posso non esssere d’accordo. Perché se una formazione forte, padrona del campionato (almeno negli ultimi 6 anni), con una panchina dove, appena ti volti, ti imbatti in un giocatore che costa una fortuna, se questa formazione, dicevo, per portarsi a casa i tre punti e difendere il gol di Higuain, deve schierarsi per quasi tutta la partita con un catenaccio che quello di Nereo Rocco col Padova poteva fargli solo una pippa, vuol dire, ripeto, che il calcio italiano sta messo veramene male. Il Napoli ha meritato di perdere, sia chiaro. Ha meritato la sconfitta perchè non è mai riuscito a scalfire il bunker bianconero. Tutti i dubbi, le impressioni, le domande che tutti noi ci eravamo posti dopo le ultime esibizioni, sono stati, purtroppo, confermati. La squadra è stanca, l’aver dovuto combattere su due fronti sempre con gli stessi uomini non poteva non avere le sue negative conseguenze. In realtà, se mi sta bene che l’impostazione di base non sia cambiata, come tifoso del Napoli pretendo che l’allenatore, quando occorre, possa fare gli opportuni cambi. E quindi, partendo da questa tesi elementare, chi gli è stato regalato? Un Mario Rui, messo da parte dalla Roma, pagato a peso d’oro, e un Ounas che, al momento, mingherlino com’è, può essere inserito a buon diritto fra i tanti nanetti che già abbiamo. E’ vero, abbiamo perduto un paio di giocatori importanti, ma questo ci giustifica fino a un certo punto. Inoltre, si unisce lo strummolo a tititeppola e la funicella corta, con il nostro stimatissimo Sarri che continua a regalare all’avversario, partita dopo partita, un giocatore che, riposato e rinfrancato, potrebbe davvero far comodo e che si chiama Hamsik. Ci fosse stato Insigne (non Mertens, che forse è il più logoro di tutti, insieme con Callejon), dopo una manciata di minuti avrebbe messo dentro quella palla invitante che Hamsik ha maledettamente sprecato come un debuttante. Ma non voglio gettare la croce addosso allo slovacco, nè a Mertens, nè a chiunque altro del Napoli. La croce la porti, insieme con i sudatissimi 3 punti, il carissimo Allegri che, da quando allena la Juve, ha messo in campo una delle edizioni più vergognose della squadra bianconera. Ma tanto, a lui che gliene frega? Ha sempre detto che chi vuol divertirsi deve andare al Circo, mentre il calcio è un’altra cosa, no? E allora vada a vincere il suo settimo scudetto, vinca l’ottavo e i successivi ma consenta a noi di ricordare questo periodo del calcio italico come tra i peggiori nella storia di questo sport. E certamente non per colpa del Napoli. Tra l’altro, ci chiediamo come mai siamo stati eliminati dalla Svezia. Risposta facile facile: la Svezia, formazione modestissima, gioca al calcio, non studia di notte strategie per rendere inoffensivi gli avversari, in una parola, esce dal campo a testa alta. Senza doversi accontentare delle parole al miele di giornalisti, commentatori, invitati vari (Zola non ci porta molta fortuna, mi pare, e forse avrebbe fatto meglio a restarsene a casa) che fanno la faccia di circostanza quando parlano del Napoli mentre in cuor loro godono come ricci in calore (qui non parlo di Zola, naturalmente, anche se i suoi trascorsi col Napoli sono tanto lontani che è stato assurdo invitarlo per far da contraltare a Del Piero. Il quale ha avuto il coraggio di dire che la partita era troppo importante e che era giusto giocarla così. Vi sta bene, vero?). La Juve è a un punto, la Roma ha accorciato le distanze, l’Inter è lì e ora il Napoli deve cominciare a lottare coi denti per difendere le proprie possibilità di tornare in Champions. Ovviamente a meno che non batta il Feyenoord mentre il City non stenda anche gli ucraini, che ci sorpresero nella prima giornata. Non voglio essere pessimista, cerco solo di ragionare con la mia testa. Che mi racconta di una partita che il Napoli non aveva i mezzi per far sua e dove, nonostante l’handicap iniziale, con Insigne sostituito, abbiamo visto il pupetto Dybala e l’amatissimo Higuain sulla linea dei terzini, con tutto il resto della squadra bianconera, a difendere lo striminzito vantaggio. A me, a voi amici napoletani, resta solo il rimpianto di quello che poteva essere e non è stato. (R.Pastore)
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